POEME ROMÂNEȘTI ÎN LIMBI STRĂINE: Cassian Maria SPIRIDON

 

 

 

POEMA DEDICATO ALLA MIA MADRE,  MARIA SPIRIDON

per aratura alta/ invadata da mal’erba

viaggio al conturno del campo

come ognuno animale solo

 

/ sul pendio abrutto in quale

gli acaci prendono fraternità impenetrabile

la giungla ( freddolosa) ti

traccia la pelle dell’anima

 

fino in vicino della fontana(undici metri

fino allo specchio dell’acqua)

l’erba asciugata –curvata, rotolata dal gioco

del bambini- per il quale  la fienala difficilmente percorre

 

per caso sono prodotti dell’ amore

opprimato dalla orticaria necesità

l’ansia del foglio nel prato strappato

ristretta ad un pezzo affollato dai tutti i parti

– di granturco/di patati-qualche alberi

in diminuzione-( diminuati di solitudine)- fieri

in tempo del nonno

 

il passo frusciato/la voce della madre annunziando

i vestiti stappati di gloria/ricordo delle ferite

coltivate in cervello/ radice della soffrenza

 

ci sono di più quelli che devono morire

la tristezza ti distruisce/ prendi il tempo con i diti

impietrite/ chiami il pensiero nero

tuttavia il torre della chiesa/i piopi vegliando all’ entrata

gli abeti(rubati per l’alberi di Natale dell’

infanzia)

il camino-ora asfaltato-i paesani

uguali nel truogolo della vita

 

con la pena/ di più in più maggiore del dolore

in cervello

mi trovo tra le mandibole della notte di stordito

come una daina spaventata da rottura del ramo secco

come un motore  imballato inutile

 

si mostra sppezzata l’epiderma

la voce dolce e nitida

con infinita timidezza/ di angelo perdonato

 

colpito forte in luce

ti mostra la caduta/e

i neri sorgenti di musiche e di silenzio

 

come si misura il petto vergine

con i duri campi di fieno

come il rotolato l’ essere fiorisce

come hodogliono

il solitario volto e la fronte

(giovenile- fiduciosa)

 

RITORNO DEL PADRE 

1

Il padre per stagni

corre

con il cavallo

molto difficile

per il suo spalle

tanto anziano

verrei ridere

per il grande stagno

corre solo

il vecchio zoppo

io sono lontano

 

vergonatevi

ridete cantate

allegretevi fratelli

si ritorna dalla dispersione

Il vostro padre

il quale lo taglierò

per la grande festa

 

2

Il mio padre malato

giallo a palli

porta i passi per palude

non mi capisce

non lo capisco

– si è fatta notte

o non si è fatta notte-

 

NELLA GIORNATA QUANDO…

nella giornata quando mi sono nato

uscì dalla chiesa il prete

cantava

,,Gesù è risuscitato dai morti

la morte con la morte camminando’’

 

nella giornata quando sono nato

di mattina alle sei

era primavera culminante

la lìa fioriva

le parcelle mi eravano favorevole

le stelle brillavano lentamente

 

libero

mi sono trovato nei mani della vita

partendo da zero

strozzato di ribellione e

solo

 

quando mi sono nato

molti erano morti prima e molti

i quali si nascerano poì

 

era mota erba

che non poteva essere la seconda volta caminata

neanche di me o di altri nessuna volta

ed erava  ancora un cavallo rosso su campo giallo

il quale nessuno non avrebbe avuto coraggio

cavalcarlo in quel momento ne poì

più di tutto era la Luna sola e malata

-donna molto matura, senza virginità di tardi

e mancino-

era ancora un pastore che aveva molte pecore e cani

eravano belve, pianti ,cime e acque

 

quando mi sono nato era scritto

il libro

sulla vita vissuta su le strade sotto lunare

dove amiamo l’altro/ come un fiume

dove la notte esiste/il dolore esiste

dove la storia c’è come un crollamento

– senza fatiga e fredda –

dove si corre per l’anima trasparente della neve

 

erano scritti / tute le civiltà e tutte le succende

e non soltanto tanto

ma molto più grave

ma/non m’interessa

ciascuno si diffende come pùo

 

MERAVIGLIOSO ERA

meraviglioso era quando la mia sorella puliva lampada

da otto-nove fuochi al tempo di sera

bambino sentivo come il giardino il cortile

ti facevano vedere fantasmi

 

la lampada messa in chiodo tanto possibile che io possa alzare

la luce chiara la stanza

era  di notte/ come mi giocavo

il vetro di otto-nove fochi mi è caduto sopra di braccio

oggi vedo ancora la sua orma

 

OLTRE FORESTA

la mia sorella

parola infinita portata su acqua

voce stenica

avendo la radice liquefiata

piange

 

nuda

giglio invisibile

scivola per nebbia

i bracci retti della foresta

raccolgono la nebbia

il nuda si strazia in ramo

la mia sorella piange